I. La nostra idea di scuola: il progetto educativo

  • I principi fondamentali

     La pietra d’angolo su cui è fondata la convivenza in Italia è la Carta costituzionale. Essa fissa i principi fondamentali a cui attenersi negli ambiti più importanti della vita associata e dunque anche nella formazione, nello studio e nel lavoro. La Costituzione rappresenta il sostegno e il riferimento fondamentale anche per la scuola, tanto da fornirle le linee di indirizzo generali.

    Alla Costituzione fa riferimento lo Statuto delle studentesse e degli studenti: la scuola, luogo di formazione «mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica», si pone come «una comunità di dialogo, di ricerca e di esperienza sociale» che si ispira e si modella sui valori democratici e nella quale ognuno «con pari dignità e nella diversità dei ruoli» opera per garantire alle nuove generazioni: «la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio».

    La scuola, che «fonda la sua azione educativa sulla qualità delle relazioni insegnante-studente», ha quindi l’onore e l’onere di contribuire «allo sviluppo della personalità dei giovani, del loro senso di responsabilità e della loro autonomia individuale» e lo fa adeguando i propri obiettivi culturali e professionali all'evoluzione delle conoscenze e in vista dell'inserimento dei giovani nella vita attiva.

    Per raggiungere tali ambiziosi traguardi la vita della comunità scolastica deve basarsi «sulla libertà di opinione ed espressione, sulla libertà religiosa, sul rispetto reciproco di tutte le persone che la compongono, quale che sia la loro età e condizione, nel ripudio di ogni barriera ideologica, sociale e culturale».

    Questi principi fondamentali devono guidare l’azione educativa di tutti i Docenti; sono oggetto di approfondimento particolare nell’ambito dell’educazione alla cittadinanza, alla Costituzione e alla legalità.

     

    L’arte come dimensione educativa

     La bellezza è simbolo della moralità

    Immanuel Kant 

    L’arte racconta l’essere umano e il suo mondo: dignità e miseria, forza e debolezza, intuizioni straordinarie e piccole o grandi menzogne. La storia delle espressioni artistiche dell’uomo, dalle Veneri preistoriche fino a oggi, è uno straordinario specchio nel quale l’umanità intera si riflette.

    L’educazione al bello è educazione all’essere uomo, è un modo per costruire una conoscenza profonda di se stessi e dunque è educazione sentimentale ed emotiva. Atto conoscitivo profondo e immediato nel bambino, diventa necessità di meditazione e di riflessione nell’adulto che sente e percepisce ma anche intende o cerca di intendere tutti i segnali che l’opera d’arte gli invia.

    Nella fase della costruzione della personalità, nella fase dell’adolescenza, l’arte deve essere imparata di nuovo dalle studentesse e dagli studenti perché essi non si riconoscono più come bambini e non si conoscono ancora come adulti: l’arte può insegnare loro chi siano.

     L’arte come atto conoscitivo 

    Non mi sembra che le parole o il linguaggio, scritto o parlato,

    abbiano alcun ruolo nel meccanismo del mio pensiero.

    Le entità psichiche che sembrano servire da elementi del pensiero

    sono piuttosto alcuni segni e immagini più o meno chiare

    che possono essere riprodotti e combinati "volontariamente"

    Albert Einstein

    [L’arte è] produzione mediante libertà, cioè mediante un arbitrio

    che ponga  la ragione a fondamento delle sue azioni

    Immanuel Kant

     L’arte, nel sistema scolastico italiano, ha un ruolo centrale: in tutte le scuole d’Italia, infatti, le studentesse e gli studenti si esercitano sui testi più importanti della letteratura italiana e mondiale. Nei Licei Artistici e Musicali il contatto con l’arte non passa solo attraverso la letteratura o la poesia ma anche attraverso la teoria e la pratica dell’arte visiva e musicale. Ciò che caratterizza i Licei artistici e musicali è, dunque, l’enfasi che viene posta sull’educazione audio-visiva, sia in funzione del riconoscimento, della lettura e dell’interpretazione delle opere d’arte visive e musicali, sia in funzione della loro produzione, che ora implica anche l’utilizzo di nuove tecnologie digitali.

    Lo sviluppo cognitivo in età evolutiva è strettamente legato alle tecniche di visione e ascolto, all’esercizio della mano che disegna e modella o che suona uno strumento musicale. Per questa ragione la pratica delle arti visive e della musica svolge un ruolo formativo nello sviluppo evolutivo ed emotivo degli adolescenti.

    In greco la parola idea e il verbo vedere hanno la stessa radice: si può pensare solo ciò che si vede, la forma (che in greco si dice pure idea) che è oggetto di percezione. Già Aristotele (e poi Filostrato e Lucrezio, Vico e Pestalozzi, fino a Rudolf Arnheim) poneva l’accento sul ruolo delle immagini nel pensiero umano. Se non in via esclusiva, certamente in modo paritetico il pensiero visivo si accosta a quello discorsivo e a quello matematico nella comprensione del mondo e nella realizzazione di strumenti di conoscenza. Anzi, «la visione precede la formazione del pensiero logico e discorsivo, costituendone il substrato imprescindibile».

    L’idea di “configurazione”, che Arnheim trae dalla Psicologia della Forma per elaborare la teoria della percezione visiva in campo artistico, vale anche per la percezione acustica in campo musicale: i suoni vengono organizzati in forme (Gestalten) o “configurazioni”: «È evidente che allo scopo di creare o di capire la struttura di un film o di una sinfonia bisogna captarla come un tutto, esattamente come avviene per la composizione di un dipinto». A questo riguardo cita una lettera attribuita a Mozart: «[Quando il tema musicale] diventa più vasto, e io lo articolo sempre più ampiamente e più chiaramente, finché ho davvero quasi tutto in testa, anche se è una cosa lunga, così da poterla completare tutta con un’occhiata sola, come un bel quadro o una bella persona».

    Su questa base teorica, si sviluppa la tesi che «ogni percezione è anche pensiero» (Arnheim, 1954), un pensiero che si esprime attraverso delle forme. Le forme musicali, come quelle prodotte dalle arti visive, sono quindi in diretto rapporto con processi cognitivi oltre che percettivi e sensoriali. Anche per la musica infatti il materiale percettivo è «il “concreto” su cui poggia l’esperienza musicale», e «questa esperienza ha le sue radici nella soggettività creativa», che è una “soggettività pensante” (Giovanni Piana, Elogio dell’immaginazione musicale).

    Vedere la realtà in modo cosciente, consapevole e critico – vedere “alla greca”, ossia cogliere l’idea, la forma che è oggetto di percezione visiva o acustica –  e trattenere in immagini ciò che abbiamo visto, significa predisporsi alla manipolazione della realtà: «Pensare e vedere immagini implica poterne cogliere le proprietà strutturali, elaborarne delle selezioni, verificarle per comparazione, astrarle dal contesto di appartenenza», mettere in relazione «la parte con il tutto». Il pensiero visivo consente inoltre di «procedere a simulazioni, confronti e inferenze» senza dover ricorrere a strumenti più complessi e meno flessibili (cfr. G. DI NAPOLI, Relazione introduttiva: i fondamenti dell’istruzione artistica, in Il pensiero visivo, Rozzano 2002, pp. 13-39).

     

    L’arte come capacità di pensare, progettare, predisporre e realizzare

     Cos'è la scienza dell'ignoranza? E' la scienza che analizza come ti
    autoinganni: la tua volontà di non sapere. Che è forte. La
    voluntas
    nesciendi supera di gran lunga la volontà ontologica d
    i potenza
    .

    Antonello Sciacchitano

    Di fronte al musicista ci sono già da subito i materiali sonori.

    Essi stessi rappresentano un problema. Di fronte ad essi

    il musicista deve prendere delle decisioni.

    Giovanni Piana

    L’enfasi posta sul pensiero visivo come modo d’approccio alla realtà non deve far dimenticare che l’attività artistica ha altre e positive ricadute sull’educazione degli adolescenti i quali apprendono, attraverso la realizzazione di opere di diverso tipo, a organizzare il proprio tempo e le proprie attività.

    Procedere alla realizzazione di un artefatto (un quadro o una scultura, un video o un’animazione computerizzata, una composizione musicale propria o altrui) significa infatti essere in grado di percorrere le quattro tappe indispensabili per concludere un progetto: 1) pensarlo, cioè immaginare che cosa sarà a partire da domande di senso e attingendo al proprio patrimonio di conoscenze ed esperienze 2) progettarlo definendo gli strumenti e le tecniche necessarie per raggiungere la rappresentazione più efficace 3) predisporre i materiali e gli strumenti necessari 4) realizzarlo applicando nel modo più accurato e preciso le tecniche possedute. 

    Svolgere con successo tutte le fasi sopra indicate crea un positivo effetto di autostima nelle studentesse e negli studenti. Inoltre apprendere e possedere tale metodo non solo rappresenta un vantaggio decisivo per la vita lavorativa futura delle studentesse e degli studenti ma, se utilizzato con accortezza dall’insegnante, esso è una chiave – posseduta solo dai Licei artistici e musicali nell’ambito degli istituti liceali – per sconfiggere la voluntas nesciendi, la volontà di non sapere.

    Non si tratta solo di dare un nome “esotico” alla noia e alla fatica che ogni studentessa o studente conosce, ma di combattere una forza potente che ci impedisce di conoscere la realtà perché questo è costoso dal punto di vista energetico: richiede infatti impegno, fatica e dolore ma concede in cambio libertà, comprensione e consapevolezza.

     

     Dell’interpretazione  

    La cultura appare come la grande impresa

    di far prevalere la vita contro la morte

    Paul Ricoeur, Dell’interpretazione

    … interminati spazi…  io nel pensier mi fingo…

    e le morte stagioni, e la presente

    e viva, e il suon di lei.

    Leopardi, L’infinito

    Il pensiero audio-visivo si mostra nella sua pienezza percettiva attraverso l’esecuzione. Non ci può essere accesso all’opera d’arte se non attraverso l’esecuzione e interpretazione. Una poesia non esiste se non c’è chi la declami, anche solo interiormente; un dramma esiste se rappresentato, un film se proiettato, un’opera musicale se eseguita, attualmente o nella memoria come ricordo o anticipazione. Ma anche un quadro esiste davvero solo quando un occhio interessato lo percorre, una scultura quando da diverse prospettive la si circonda e comprende, uno spazio architettonico quando ci si cammina e vive; in quanto opere dell’arte umana, esistono se un’umana intelligenza si sforza di coglierle e dar loro un senso.

    Leggere un’opera d’arte significa impadronirsene, strapparla alle «morte stagioni» per renderla «presente e viva», far nuovamente vibrare «il suon di lei» oltre i limiti della finitezza umana: nell’atto dell’esecuzione e interpretazione la “mobilità” soggettiva della persona e l’”infinità” dell’opera convergono insieme. Gli infiniti punti di vista degli interpreti e gli infiniti aspetti dell’opera si rispondono e si incontrano.

     

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    Incontrare il contemporaneo

    Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli

    è simile a un padrone di casa

    che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.

    Vangelo secondo Matteo, 13, 52

     

    Negli ultimi anni il Liceo “Casorati” si è presentato come soggetto propositivo di iniziative culturali nel territorio: il “NovaraMicrofestivalDellaCittàCheCambia”, a conclusione dell’omonimo progetto del 2008/2009, la Piattaforma di Scambio “Che cos’è il contemporaneo”, avviata nel 2009 e giunta nell’ottobre 2010 alla fase espositiva finale, il “Progetto RITMI” (gennaio-ottobre 2011).

     

    La caratteristica di queste iniziative è di promuovere lo scambio di esperienze culturali tra la scuola e gli altri soggetti del territorio, con l’obiettivo di collegare la cultura liceale al mondo contemporaneo.

     

    Questa linea programmatica sarà mantenuta nei prossimi anni, in coerenza con quanto previsto dalle norme di riordino degli ordinamenti liceali. A tal fine il Liceo “Casorati” opera per mettere in rete istituti d’istruzione secondaria superiore della Provincia, per favorire lo scambio di esperienze tra i docenti, superando l’ostacolo del “successo” e della “competizione” tra istituzioni scolastiche diverse, per incentivare la nascita di un gruppo di insegnanti disposti a interrogarsi in modo critico sulla produzione e la trasmissione della cultura in una società in mutazione.

     

    Si proseguirà anche nell’azione intrapresa, volta a collegare la cultura liceale al mondo contemporaneo, attraverso una rete di scambio con istituzioni non scolastiche, fondazioni, associazioni e imprese, instaurando cioè relazioni fattive con le altre agenzie culturali e produttive che operano nel territorio, al fine di favorire l’ingresso degli studenti nella realtà del contemporaneo.

     

    Agli studenti si garantiscono gli strumenti per un approccio critico a questa realtà, offrendo loro la possibilità di esprimersi collaborando con artisti, critici, curatori, storici  dell’arte e della musica, intellettuali, editori, per la realizzazione di eventi che i docenti avranno cura di progettare e coordinare in piena autonomia. Gli studenti avranno così l’opportunità di confrontarsi sui prodotti realizzati, sulle conoscenze e competenze acquisite.

     

    In questo ambito, si promuove l’introduzione nella didattica di nuove tecnologie di produzione e disseminazione delle conoscenze e di produzione audiovisiva, che contribuiscono in modo decisivo alla costruzione della cultura del contemporaneo e che, come indica il decreto di riordino dei licei, «tagliano trasversalmente la didattica e sono strumenti di insegnamento più che materia a sé». Specificamente dedicato ad approfondire questi temi è il nuovo progetto “CONNESSIONI”, avviato nel 2011/2012 e ora inserito stabilmente nel Piano dell'Offerta Formativa.

     

     

    Il liceo artistico nel sistema formativo italiano ed europeo

     Il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi,

    può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell’uomo,

    del suo benessere, della sua felicità (…) questo obiettivo è una prova

    che può riempire degnamente una vita

    E. Berlinguer

     

    Il nuovo obbligo di istruzione – rispetto al quale anche il Liceo artistico è impegnato – fa esplicito riferimento ad otto competenze chiave necessarie alla cittadinanza intesa in senso ampio come possibilità di partecipare ai processi sociali, produttivi, decisionali e politici della vita moderna in un orizzonte europeo. Tali competenze chiave sono:

    «[1] Imparare ad imparare: ogni giovane deve acquisire un proprio metodo di studio e di lavoro (…)

    [2] Progettare: ogni giovane deve essere capace di utilizzare le conoscenze apprese per darsi obiettivi significativi e realistici. Questo richiede la capacità di individuare priorità, valutare i vincoli e le possibilità esistenti, definire strategie di azione, fare progetti e verificarne i risultati (…)

    [3] Comunicare: ogni giovane deve poter comprendere messaggi di genere e complessità diversi nella varie forme comunicative e deve poter comunicare in modo efficace utilizzando i diversi linguaggi (oggi i giovani hanno molte difficoltà a leggere, comprendere e a scrivere anche testi semplici in lingua italiana). [4] Collaborare e partecipare: ogni giovane deve saper interagire con gli altri comprendendone i diversi punti di vista (…)

    [5] Agire in modo autonomo e responsabile: ogni giovane deve saper riconoscere il valore delle regole e della responsabilità personale (…) Spesso i giovani agiscono in gruppo per non rispettare le regole e per non assumersi responsabilità.

    [6]  Risolvere problemi: ogni giovane deve saper affrontare situazioni problematiche e saper contribuire a risolverle (…)

    [7] Individuare collegamenti e relazioni: ogni giovane deve possedere strumenti che gli permettano di affrontare la complessità del vivere nella società globale del nostro tempo (oggi molti giovani non possiedono questi strumenti [neanche dopo aver concluso il loro obbligo scolastico]).

    [8] Acquisire ed interpretare l’informazione: ogni giovane deve poter acquisire ed interpretare criticamente l'informazione ricevuta valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni (oggi molti giovani sono destinatari passivi di una massa enorme di messaggi)».

     

    Le competenze “di cittadinanza europea” sopra ricordate possono essere acquisite grazie a conoscenze e ad abilità che si articolano lungo quattro percorsi principali:

    [1] Asse dei linguaggi: prevede come primo obiettivo la padronanza della lingua italiana, come capacità di gestire la comunicazione orale, di leggere, comprendere e interpretare testi di vario tipo e di produrre lavori scritti con molteplici finalità. Riguarda inoltre la conoscenza di almeno una lingua straniera; la capacità di fruire del patrimonio artistico e letterario; l’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione.

    [2] Asse matematico: riguarda la capacità di utilizzare le tecniche e le procedure del calcolo aritmetico ed algebrico, di confrontare e analizzare figure geometriche, di individuare e risolvere problemi e di analizzare dati e interpretarli, sviluppando deduzioni e ragionamenti.

    [3] Asse scientifico-tecnologico: riguarda metodi, concetti e atteggiamenti indispensabili per porsi domande, osservare e comprendere il mondo naturale e quello delle attività umane e contribuire al loro sviluppo nel rispetto dell’ambiente e della persona. In questo campo assumono particolare rilievo l’apprendimento incentrato sull’esperienza e l’attività di laboratorio.

    [4] Asse storico-sociale: riguarda la capacità di percepire gli eventi storici a livello locale, nazionale, europeo e mondiale, cogliendone le connessioni con i fenomeni sociali ed economici; l’esercizio della partecipazione responsabile alla vita sociale nel rispetto dei valori dell’inclusione e dell’integrazione» (www.indire.it).